Quella di Alfredo Troise è una poesia emozionale, fuori da ogni schema precostituito di metrica e di rima. Come la sua arte, nasce da un’istanza insopprimibile di espressione, libera da ogni pregiudizio. Tra le fredde strutture (e sovrastrutture sociali) metropolitane e la lingua della grande “città madre”, Troise ricuce le ferite di un’infanzia di privazioni, cercando di incantare i suoi demoni, il più forte dei quali si chiama Tourette. Come un’insaziabile spugna dionisiaca, si nutre di ogni stimolo che possa vivificare la sua arte e la sua parola. Fissando nei suoi versi percezioni di verità e di coscienza che si svelano attraverso delicate luminescenze o violenti lampi, che squarciano l’oscurità con una messa a fuoco istantanea.