Alfredo Troise nasce a Napoli il 25 luglio del 1976, nel cinquecentesco ospedale degli incurabili. Forse nascere in un luogo leggendario, uno degli ospedali più antichi del mondo (1521) fondato dalla Beata Maria Lorenza Longo, religiosa di origine catalana, fondatrice a Napoli dell’ordine delle clarisse cappuccine, non è stato così casuale. Alfredo cresce nel popoloso e immaginifico quartiere della sanità, prima di trasferirsi a Valogno dopo una parentesi nella città di Arzano. In pienezza figlio di questa terra, ne porta la benedizione quanto il peso delle contraddizioni. Se da un lato nascere a Napoli fornisce un evidente vantaggio, per la storica ricchezza artistica e culturale nonché per la peculiarità della sua cultura, dall’altra sconta il peso delle difficili condizioni socioeconomiche. Alfredo nutre passione per l’arte in tutte le sue sfumature, ma le sue inclinazioni ed il suo talento non sono assecondate dai suoi familiari che preferirebbero per lui una vita più convenzionale e sicura. Tuttavia, la sua perseveranza e, perché no, la sua resilienza lo hanno convinto a seguire quello che sentiva di voler essere. E uso volutamente il verbo “essere” e non “fare”. Una strada di rinunce e sacrifici, perché Alfredo è affetto dalla Sindrome di Tourette che gli ha reso la vita assai complicata. Nel 2020, in piena pandemia si trasferisce in un minuscolo borgo, alle pendici del Vulcano di Roccamonfina, chiamato Valogno. L’incontro è segnato dal destino perché Valogno non è un posto qualunque, è il borgo dei sogni, del colore, sembra uscito da un libro delle fiabe. Se vi trovaste lì all’improvviso senza sapere del borgo, vi prendereste a schiaffi pensando di stare sognando. Privilegio assoluto in un mondo che ha smarrito il senso del bello, la capacità di meravigliarsi e sognare. Un artista in cerca di sé incontra l’arte fattasi pietra. Così il laboratorio di Alfredo comincia a sfornare capolavori che fanno del carattere onirico e del colore violento il tratto distintivo; qualcosa che sfugge alle etichette: un po’ scultura, un po’ pittura, ma anche musica, poesia. Il magma creativo che ribolle in questa fucina, che assomiglia all’antro di Vulcano o Polifemo ma anche alla casa della fata turchina o del mago merlino, si unisce al fiume di magia e di colore che segue il profilo delle stradine del borgo. Camminando per le strade del borgo sono stato risucchiato nella sua bottega come Ulisse dalle sirene. Ogni centimetro della bottega è occupato da quadri, sculture grottesche, teschi e corni, bottiglie colorate, mazzi di pennelli e un oceano di barattoli di colore, solventi etc. Ho chiesto ad Alfredo cosa fosse per lui la celebrità e cosa sognasse per il futuro. Mi ha risposto che la celebrità è una cosa effimera e serve a riempire l’ego degli artisti. A suo dire è stato già detto ed inventato tutto: “se Hieronymus Bosh nel 1400 ha immaginato le cose che ha dipinto, noi contemporanei dobbiamo rassegnarci all’oblio”. Quanto ai sogni, afferma di averlo già realizzato il suo grande sogno, quello di potere fare arte e di essere già felice così. Afferma che le sue opere sono “occhi, attraverso i quali osserva il mondo esterno”. Vi consiglio allora di andare a Valogno, in via Palazzo n°27 nella sua bottega a farvi osservare da un artista vero, Alfredo Troise. Alfredo Troise vive e lavora a Valogno in provincia di Caserta; è un artista affermato e conosciuto, in Italia e all’estero, con numerose mostre in luoghi prestigiosi come Castel dell’Ovo a Napoli, la Rocca dei Rettori a Benevento, sul lungo Arno di Firenze. È un artista completo e moderno che si inserisce e sperimenta nuovi linguaggi dell’arte. Ha anche collaborato con note case editrici per soggetti di copertine di libri d’autore e con aziende vinicole per etichette di vini pregiati.